BEAVO SIG.OR FABRI HAI ROVINATO IL CAMPIONATO E LA FATICA FATTA DA UNA SQUADRA DI CAMPIONI

BEAVO SIG.OR FABRI, HAI ROVINATO IL CAMPIONATO E LA FATICA FATTA DA UNA SQUADRA DI CAMPIONI
Caro signor Fabri,
le sue decisioni arbitrali hanno avuto un peso enorme su un campionato combattuto, sofferto, sudato da atleti che hanno dato tutto per un sogno. Il calcio è passione, è sacrificio, è lotta per ogni centimetro di campo. Ma soprattutto, il calcio dovrebbe essere giustizia, equilibrio, rispetto per chi lavora duramente ogni giorno. E quando chi è chiamato a garantire questa giustizia, questa equità, prende decisioni inspiegabili e dannose, non possiamo restare in silenzio.
Lei ha rovinato il campionato. Lo diciamo senza mezzi termini, con l’amarezza di chi ha visto mesi di lavoro vanificati in pochi istanti. Ogni partita è frutto di strategie, allenamenti estenuanti, studio dell’avversario, concentrazione mentale. Non è solo un pallone che rotola: è la vita di uomini e donne che si dedicano con il cuore a questo sport. E quel che è accaduto è una ferita profonda non solo per i giocatori, ma anche per i tifosi, per chi crede nel valore dello sport come merito, come fatica premiata.
Non possiamo fare finta di nulla quando un errore arbitrale (o peggio, una lunga serie di decisioni discutibili) incide in modo così grave sul risultato di un’intera stagione. E non stiamo parlando solo di un episodio isolato: stiamo parlando di un trend, di una linea di giudizio che ha costantemente sfavorito una squadra che ha dimostrato, sul campo, di essere superiore, di avere qualità, spirito di gruppo e determinazione. Ogni punto perso per decisioni errate è un colpo al cuore del campionato. Ogni cartellino ingiusto, ogni rigore non assegnato, ogni fuorigioco inventato è un ostacolo insormontabile per chi lotta per la vetta.
I giocatori non si arrendono facilmente. Si rialzano dopo le sconfitte, si allenano sotto la pioggia, accettano critiche e pressioni, convivono con l’ansia e la responsabilità. Ma non possono accettare l’ingiustizia. Non possono più credere in un sistema dove chi dovrebbe garantire la regolarità del gioco si trasforma, invece, in protagonista negativo. Dove l’arbitro non è più il garante imparziale del regolamento, ma una variabile impazzita che distrugge tutto ciò che una squadra ha costruito con sacrificio.
Non si tratta di essere tifosi o faziosi. Si tratta di onestà intellettuale. Chi ama il calcio e conosce il gioco vede, capisce, si accorge quando qualcosa non torna. E lei, signor Fabri, ha dimostrato – purtroppo – quanto possa essere devastante un arbitraggio mal gestito. Non solo sul piano tecnico, ma anche su quello emotivo, psicologico. Ha tolto speranza, ha generato frustrazione, ha spostato gli equilibri.
Il campionato non è solo una classifica: è una narrazione collettiva. È una stagione che racconta una storia, fatta di sudore e sogni, di partite sofferte e vittorie memorabili. Lei ha alterato questa storia. Ha distorto il finale. E lo ha fatto nel modo più ingiusto possibile, perché l’arbitro dovrebbe essere invisibile, presente solo nella correttezza delle sue scelte. Invece, il suo nome è diventato un grido di rabbia tra i tifosi, un’ombra costante sui social, una ferita aperta tra i giocatori.
Ogni campione, ogni squadra vincente ha bisogno di un contesto pulito per brillare. Ma quando questo contesto è sporcato da decisioni sbagliate, da interpretazioni discutibili, da episodi che gridano vendetta, allora l’intero sistema vacilla. E chi perde non è solo una squadra: perde il calcio, perde lo sport, perde la meritocrazia.
Le responsabilità devono essere chiare. Non si può più accettare che errori gravi vengano archiviati con una scrollata di spalle. Non si può ignorare l’impatto devastante che certe decisioni hanno sull’economia di un club, sull’umore di uno spogliatoio, sull’entusiasmo di una città intera. Serve rispetto. Serve professionalità. Serve giustizia.
Signor Fabri, chi sbaglia deve assumersi le proprie responsabilità. Lei ha commesso un errore enorme. Non si può cambiare il passato, ma si può pretendere che nel futuro certe situazioni non si ripetano. Che l’arbitraggio venga finalmente considerato una parte seria e trasparente del gioco. Che non ci siano più campionati decisi da un fischietto, ma dal talento, dalla tattica, dalla forza di volontà.
Perché il calcio lo fanno i campioni. Ma lo rovina chi dimentica cosa significhi davvero meritarsi la vittoria.
E lei, qu
d